Di come si arriva al Grüne Hölle e di cosa si tratti abbiamo scritto. Adesso due righe sul folclore.
Va infatti considerato che da un lato nei giorni di “TouristenFahrten” girano autobus, monovolume, utilitarie e auto d’epoca, cui stare attenti per non combinare un’impiastricciata di lamiere &c nelle curve cieche. Ma dall’altro lato è anche un ritrovo di pazzi sciamannati che guidano auto fantastiche con un’aggressività e una furia come se dovessero portare la figlia in ospedale perché a rischio della vita, o se fossero inseguiti da astronavi aliene a mo’ di “Indipendence Day”. Nei momenti di quiete sgonfiano le gomme, cambiano gli olî, alzano e abbassano i cofani, metton mano alle centraline, scaricano i dati delle telemetrie – e non sto scherzando.
Intanto c’è una concentrazione di Porsche che secondo me manco a Zuffenhausen. Si vede ogni tipo di 911: liscio, gasato, S, e soprattutto Turbo, GT2, GT2.RS, GT3, GT3.RS… non defeziona persino una GT3.RSR. Poi BMW pare che abbia raccolto un quantitativo imprecisato di M3 di ogni colore e model year e, mischiate a una manciata di M5, le abbia rovesciate in pista. Audi tiene testa sciorinando S3 (note come “bussolotti intriganti”), RS4 ed RS4 cabrio, TTRS, R8 ed R8 Spyder. Fra le tedesche meno gettonate in fin dei conti c’è la Mercedes, di cui vediamo sicuramente una AMG SLS 6.3 e due, dicasi due, McLaren MP4-12.
Questa, sobriamente targata MCL[aren MP]4-12, son riuscito a fotografarla solo perché era ferma alla barra di ingresso del Nordschleife.
No, scherzo, l’avevo fotografata anche fuori, perché il proprietario si era fermato per togliersi il casco.
Due aneddoti riguardo questa foto. Il primo è che il tizio aveva appena percorso tre giri (65 km) nel tempo in cui Nip con la nostra DS3 elaborata ne aveva percorsi due (44 km) – non che io o Que’ avremmo saputo far molto di meglio, neh.
Il secondo è che nella foto è ritratto insieme al Demonio. Quella Porsche nera era un mastino tipo Christine la macchina infernale. Uscita direttamente da un incubo, dal ventre dell’inferno e pilotata da un satanasso furibondo dagli occhi di bragia che voleva succhiarci l’anima e poi vomitarla nella pit-lane. Ce la siamo visti arrivare più di una volta negli specchietti e l’unica soluzione salvifica che adottavamo è sempre stata di schiacciarci in qualche anfratto della pista, mimetizzarci col guardrail e lasciarla sfilare alla nostra sinistra, mentre lasciava una scia di fiamme dagli pneumatici e di puzzo di zolfo. Un’iradiddio… Il Demonio Nero: praticamente il quinto cavaliere dell’apocalisse.
Quanto sopra comunque s’è detto per le auto crucche – mentre per le italiane, roba modesta, da pezzenti. Qualche Ferrari 599 e una F12berlinetta. Un paio di Lamborghini Gallardo SuperLeggera. Ma in confronto parecchia più merce anglofona: varie Lotus (Exige, Elise e persino Eleven2), diversi tipi di Caterham, tante ‘vette (quasi tutte Corvette ZR1) e una pazzesca, cattiverrima, full black Camaro ZL1 (o forse 2SS) con pilota che indossava un casco Simpson tipo questo (ma giallo):
[immagine di repertorio]
Di giapponese quasi nulla, tranne una valangata di Nissan GTR, stesso modello di quella che nel 2011 vedevamo girare sul ‘Ring a velocità warp, targata “S7OLEN”.
Poi tutto un nugolo di fuori di testa, chi con Audi quattro di decenni fa con cockpit tipo Mig sovietico, pneus slick, pinze grandi come i cerchi e così avanti e così via, o Lancia DeltaHF Integrale, o Renault R5 Turbo e Alfette pimpate più compagnia cantante. Infine uno stuolo di Suzuki Swift Stage1 e Stage2, Renault Clio e Megane Cup, Mini (persino Clubman) stile John Works, e Golf GTI di ogni tipo.
Al di là dei nostri giri guidando la Citrœn DS3 Stage2, ci facciamo anche un paio di esperienze in circostanze più serie. Infatti come l’anno scorso proviamo il RingTaxi della BMW, a bordo di un’M5 (nel 2011 in dotazione c’erano le M3). A guidare ci sono tester e istruttori della loro DrivingSchool per il “Race Track Training”, insomma mica pizza&fichi. Pur mancando il mitico “nonnetto” dell’anno scorso anche questa volta l’esperienza è scioccante. Innanzitutto ci si rende conto di quanto forte si possa andare con un’M5 di serie, con a bordo quattro persone, tutte belle tranquille e schierate in mezzo agli interni in pelle. Ci si rende poi conto di che abissale differenza ci possa essere fra noi, comuni schiappe, e un pilota che conosce a memoria il tracciato e guida da professionista.
Un’esperienza ancora diversa la faccio intutandomi e con casco, sottocasco ed HANS (Head And Neck Support) mi incuneo nell’abitacolo di un’AstonMartin Vantage V8, preparata N24 – nel senso: quella che partecipa alle 24Ore del Nürburgring. E guidata da un pilota “vero”. La differenza è abissale: anziché l’aria climatizzata multizona della M5, i suoi sedili in pelle umana con la classica cintura, qui trovo un caldo infernale, come se avessi il motore posato sulla pancia, e dei gusci supersportivi Recaro in mezzo a un groviglio di tubi della cella di protezione. Il cambio non è il doppia frizione a sette marce, ma una roba violenta che viene comandata dalle palette [in fibra di carbonio] al volante. Niente cristalli elettrici, ma una finestrella nel policarbonato – e solo dal lato del pilota, perché dal mio ho una presa snorkel dietro e basta. OK, a guidarla non c’è Sebastian Vettel in gara (che per altro l’ha veramente guidata, in gara), però è sufficiente per farti render conto dello sforzo psicofisico cui debbono sottostare i piloti della N24, nonché di come si affronti in modalità racing il tracciato.
Dopo una spanciata di macchine in pista, la sera poi abbiamo una sorpresa. Usciti da cena sentiamo uno stridere di pneumatici e siamo naturalmente attirati. Provengono dal parcheggio antistante, e più specificamente dalla seconda McLaren MP4-12 che avevamo visto in pista. Il ragazzo che è a bordo sgomma come il peggio caciottaro nottetempo nel piazzale degli autobus, e c’è una sparuta folla che lo guarda adorante. Come se non bastasse d’intorno sono parcheggiate, a pochi metri, la AMG SLS 6.3, una Lambo SuperLeggera, tre Porsche GT e tre Lotus. Una sfilata che se lo sgommatore demente riesce a prendere in total-fasoada si porta a casa quasi un par di milioni di euro di danni. Il minus habens gira, gira, e poi parcheggia, inserisce l’antifurto ed entra nel locale a bere un drink come se nulla fosse.
Quando credevamo di aver raggiunto la dose quotidiana di incredibile, si spalancano le porte del locale, vengono posate assi e ne esce… una Bugatti Veyron. Ma non una “qualsiasi” Veyron… È una delle cinque Bugatti EB 16.4 Veyron edizione limitata “Pur Sang”. Qualcosa tipo 3 o 4 milioni di US$ di auto.
(notare la SuperLeggera arancione sullo sfondo a destra)
E quando credevamo, ingenui, di aver mandato fuori scala lo sbanfometro, il medesimo possessore della Bugatti si ricorda che ha ancora all’interno… una Pagani, e chiede se possono gentilmente ridargliela. Noi pensiamo si scherzi, e invece cosa capolina dalle porte del locale? Una Zonda C12-S 7.3.
È ormai pacifico che il tizio abbia più auto che chiappe, quindi prima carica una ragazza sulla Veyron, poi in-carica un bocia di riportargli in garage la Pagani. L’altro ragazzino riprende la McLaren, ritrovandosi a bordo una signorina dalla mise coordinata alla sobrietà dell’autoveicolo, e migra smarmittando per chissà dove.
Il proprietario con la SuperLeggera allora, forse avvertendo un senso di inferiorità lancinante, sale sulla Lambo, sgasa a tutta manetta nel parcheggio e (faticosamente) manovra per girare a sinistra. Dopo poco transita a tutta birra verso destra. Dopo altrettanto poco rientra e riparcheggia (faticosamente) dov’era prima. Un’operazione, surreale, della durata complessiva di un centinaio di secondi.
Non sono nemmeno le dieci di sera, ma noi siamo così sfiniti da tanta opulente pochezza che saliamo sulla nostra minchia di CMax 1.600cc Diesel a noleggio, e ce ne andiamo a letto.