Essere sinceri con l’elica


È scorretto far finta di nulla per troppo tempo. La dura realtà da confessare pubblicamente è che, addentrandomi negli -anta, sono finito alla Baggina del motociclista pure io: ho comprato una moto BMW.

La vicenda si è sviluppata nel giro di poche ore, da una telefonata a fine mattinata da parte del Maestro Venerabile che mi ha lusingato con proposte commerciali irrinunziabili, all’ora di cena quando ci siamo ritrovati con la Rivale venduta e la BMW acquistata. Una transizione che è passata dalla visita, accompagnato dal negoziatore Maestro Dottore, in Motorrad; negozio in cui sono entrato per comprare una R1200 NineT e sono uscito con il contratto per una S1000R

Fattore dirimente fra pseudo-finto-café-racer da passeggio allegro e supersportiva scarenata da sparo è stato il marketing bavarese, con le sue brochure disseminate in concessionaria. Voglio dire: siete chiamati a scegliere come proiettarvi in un immaginario e potete scegliere fra due limpidi ed inequivocabili paradigmi.

Il primo è quello dell’hipster di mezza età,  con l’aspetto artificiosamente trasandato, la barbetta d’ordinanza e il capello arruffato con precisione micrometrica, che frequenta solo altri hipsters di mezza età etc. etc., usa la moto per andare dal garage al bar, dal bar all’officina infighettata, dall’officina infighettata alla caletta dei surfisti a farsi le cannette, ed è troppo metrosexual con deriva omosessuale per quanto meno parlare di avventure con il gentil sesso davanti a una birra di seconda scelta.

NineT

 

Il secondo paradigma è quello di un supereroe nietzschiano inarrestabile, assetato di potenza, di chilometri e di saponette consumate sull’asfalto. Qualcuno che al mattino indossa l’Arai da pista con visiera scura, viaggia a 300.000 kmh tutto il giorno, entra nei ristoranti con la tuta di pelle di canguro calata a mezza vita per scoprire il petto peloso e sudato (e sempre il casco indosso…) e pensa di essere Ghost Rider oppure TheStig. Un motociclista che raccatta bellezze in quei pochi momenti nei quali non vola a mach 2, le infagotta sul fazzoletto di sella posteriore e le concupisce in quanto maschio maleodorante e misterioso. Aggiungo che in BMW hanno ritenuto che il ruolo della zainetta innamorata di GhostRider che sgomma impenna e va a manetta (cit. EeLST) su una BMW spettasse ad un’orientale (riferimenti commerciali: Yamaha R1, Honda CBR, Suzuki GSX etc.).

S1000R brochure

Come dire: il cambio di idea e l’abbandono della NineT non è stato difficoltoso. E, scherzi a parte, poter provare la S-R mezz’oretta (forte dell’aver già provato la NineT un pomeriggio) è stato un fattore discriminante.

S1000R al ritiro in Motorrad

Innanzitutto l’impressione che si ha salendo in sella è mettendosi alla guida è di una solidità impressionante. Provenendo da anni di Ducati o MV Agusta, ma anche di Buell o Kawasaki, era una sensazione che avevo nettamente dimenticato. Certo, provando le varie BMW R, il concetto di moto solida mi era evidente – però è una consistenza, una sostanza cui non ero avvezzo su una naked. Hai una sorta di percezione simile alla chiusura della portiera di una Audi S8 dopo che hai sbattuto quella di una Fiat Uno: ti chiedi se siano davvero oggetti che appartengono alla medesima categoria iperuranica. L’ultima sensazione di concretezza rassomigliante risaliva alla Triumph SpeedTriple di più di dieci anni fa, e benché di intensità molto inferiore.

Più che alla qualità elevata mi pare sia onesto riferirsi alla consistenza e coerenza generale del progetto, dei materiali e dei dettagli. A stonare resta abbastanza poco. Avendola scelta di colore bianco, alcune plastiche rispetto alla rossa sono verniciate (di bianco!), minimizzando le invise parti di plastica nera. Quelle che restano ad infastidirmi non sono tantissime, e principalmente i carterini tra fianchetti e radiatore con lo stemma BMW, i parafanghi, il portatarga (per altro meno orrendo ed ingombrante che su altre moto), il castello che sorregge il cupolino e l’intelaiatura del faro. Ed è il faro probabilmente la parte più brutta della moto, o che comunque ne caratterizza la personalità che piaccia o no: il resto della linea è infatti assolutamente anonimo,  eccezion fatta forse per le branchie da squalo sui piccoli fianchetti ereditati dalla S1000RR. Questa è però una moto che non ti fa godere quando alzi la serranda del box e la guardi trasognato. È invece una moto che ti fa pensare il 100% del tempo che vorresti esserci sopra e guidarla.

Dei pochissimi altri difettucci sottolineo i collettori (ed in particolare il catalizzatore) che sembrano vecchi di cinque anni già dal momento della consegna e qualche inezia qua&là (i collarini delle leve un po’ striminzi, la sella non confortevolissima, il vano sotto la sella passeggero microscopico…). Il rimedio per lo scarico dubito possa essere il kit HP della Casa Madre, perché 3.360 euro di listino sono fuori quota. Più abbordabile il ripiego di sostituire il terminale originale, per altro non orrendo, e mascherare cat e colli con un vascone in fibra di carbonio.

Poi personalmente mi trovo a caricare un po’ troppo i polsi, e un manubrio che mi fosse più vicino (occorrerà l’aiuto di risers, o magari basta una piegatura diversa) consentirebbe di spostare il baricentro del corpo più centrato e spinger meno sulle mani. A velocità sostenute l’impatto con l’aria controbilancia la tendenza a coricarsi e sorreggendo il busto alleggerisce i polsi. Per altro l’aerodinamica mi pare ottima, visto che su oggetti come Rivale e HyperMotard l’elevazione di torso e testa era totale, mentre sulla S1000R un minimo di effetto di deflezione del fly screen c’è. Probabilmente basterebbe un parabrezza leggermente più esteso per aumentare la protezione ad un livello sufficiente.  A fare anche i filosofi peccato che non abbia i cerchi forgiati (in BMW li chiamano fucinati e costano una fucilata – ossia 1.832 euro), ma vabbe’… Per adesso l’unica modifica che ho effettuato è stata quella di portarmi dietro la fantastica batteria Antigravity.

Antigravity

Ma torniamo alla consistenza che, mi ripeto, non sorprende sulle BMW, ma su questa moto sì. Perché la S1000R è una BMW e la S1000R non è una BMW. Ad esempio il motore non è un Boxer. Ad esempio la forca non è Telelever. Ad esempio la trasmissione secondaria non è progettata da Cardano. Eppure il brand feeling è potente: il cambio è in stile BMW,  le manopole sono riscaldate in stile BMW, il cockpit è in stile BMW. Persino poggiapiedi, viteria o i quattro indicatori LED (con possibilità del wizardquattro frecce) sono di stazza BMW. Tuttavia per convincere mia moglie che avessi davvero comprato una BMW le ho dovuto indicare con l’indice lo stemmino con l’elica bianco su azzurro, e tuttora credo che sospetti che sia un logo posticcio, appiccicato artigianalmente da me. [ad onor del vero mia moglie non distingueva la Z1000 dallo SpeedTriple, e questa è un’altra storia – ma è pertinente che di norma riconosce come BMW un R-GS o un R-R dalla distanza…]

E una BMW giuro

Pur con tutto il dovuto rispetto per gli amanti del genere, il fatto di non avere la trimurti Telelever-Cardano-Boxer è poi rassicurante per me. Il tipo di reazione mi ha dato da subito una confidenza incredibile. Certo è questione di abitudine, ma l’affondamento sulla forca in staccata, la transizione sul retrotreno meno netta in scalata e il motore più compatto al centro che non mena i pistoni a destra&manca, rappresentano dei terreni noti che permettono più familiarità. La risultante netta è che guidarla è davvero un’esperienza galvanizzante.  La moto viaggia che è un piacere e anche ad alta velocità non si scompone. Per me, fan sfegatato del curvone aperto a medio raggio e della serpentina regolare, è adattissima. Persino la città, con traffico e pioggerellina, non disturba più di tanto. Ad avere un filo d’angolo di più di sterzo e la mappatura soft più soft, si andrebbe in carrozza.

Sì perché la moto, full optional, ha quattro mappe (Rain, Road, Dynamic e DynamicPro) e tre configurazioni di sospensioni (morbide, medie e dure). L’elettronica è d’eccellenza, forse un passo dietro solo a KTM. L’ABS è perfetto e la frenata semi-integrale (il freno anteriore agisce anche sul posteriore ma non viceversa) di un’efficacia chirurgica. Le mappe sembrano congeniate millimetricamente e l’intervento sulla manetta Ride by Wire trasmette l’impressione che si abbia a disposizione sempre la cavalleria che serve in quel frangente, rispetto ai complessivi 160 CV in scuderia. Per altro per poter avere accesso alla piena potenza del DynamicPro Mode devi utilizzare una chiave di sblocco (di fatto un connettore elettrico trasparente e rosso) e tendenzialmente dovresti aver terminato il rodaggio, cioè tendenzialmente averla portata per il primo tagliando, dei 1.500 km.

Addendum. Per riassumere, le quattro modalità si differenziano così.  Rain: 136 CV, gas lineare, ABS aggressivo, ASC (controllo stabilità) e DTC (controllo trazione) al massimo degli interventi. Road: 160 CV, ABS aggressivo, ASC/DTC intermedio. Dynamic: 160 CV, ABS che agisce più tardi, DTC poco invasivo. Dynamic Pro: 160 CV, ABS disinserito al posteriore, DTC praticamente nullo e sensore angolare disattivato (= impennate infinite…). I tre settaggi delle sospensioni sono tautologici. Soft: per guida comfort. Medium: per andature normali. Hard: guida sportiva.

Red key

Di un motore da 160 cavalli che aggiungere? Va dibbrutto… Per altro con una curva di erogazione godibilissima, che rimane anni luce distante dai ruvidi mono- e bi- che adoro, ma in fin dei conti è più sfruttabile di certi bi- e tri- dall’erogazione elettrica, che vanno di moda adesso. Se in modalità Race o Dynamic canta anche abbastanza bene, con una modesta raucedine sexy, nonostante i decibel del terminale originale siano quelli previsti da Legge.

Il cambio, ancorché si capisca che è un cambio crastoso e bel metallico BMW, dopo i primissimi chilometri ha iniziato a lavorare senza indecisioni o intoppi, e il QuickShift svolge il suo compitino (solo quando ingrani, non quando scali) infinitamente meglio ad esempio di quello di MV Agusta. Inquietante invece il CruiseControl, benché su una moto sia forse più comodo che su un’auto stante la innata tendenza a lavorare involontariamente sulla manetta.

Insomma. Per adesso non posso che essere sincero nei confronti del marchio bavarese: davvero una GRAN moto!


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